Il Maggio drammatico è una delle forme più importanti di teatro popolare. Ciò si può liberamente affermare per due ragioni: la prima poiché esso è un modello di spettacolo fatto dal popolo e per il popolo, indirizzato a tutti senza distinzioni e nello stesso modo aperto a tutti; per questo motivo si contrappone al teatro della nascente borghesia che ha conferito allo spettacolo una funzione espositiva, facendone spesso una vetrina dei propri privilegi e delle proprie agiatezze economiche, ed escludendo in questo modo tutto il mondo estraneo a queste leggi. «Il Maggio non pare trasferibile come esperienza al teatro borghese, le cui consuetudini consolidate si precisano in spazi definiti: il teatro chiuso, il pubblico di fronte al palco, la prestazione a pagamento degli attori, il biglietto. Quando si entra nel territorio della cultura popolare, è un viaggio verso le radici di una parte della propria cultura che viene intrapreso: povera ed elementare, rozza finche si vuole, ma che è ben presente nella contemporaneità» [Cfr. Ferrari G., La tradizione del Maggio, in: La Provincia di Reggio Emilia, a. IX, n. 1/2/3/4/5/6, giugno 1981, pp. 25-27.].
La seconda ragione per cui il Maggio viene inteso come forma di teatro popolare è perché esso è da considerarsi una rappresentazione dei valori peculiari della cultura del popolo, la quale viene messa in scena sotto diverse forme e in diverse modalità: attraverso i suoi simboli (che rappresentano un particolare modo di vivere) e i suoi valori (che concretizzano una particolare concezione del mondo). In questo modo il Maggio assume anche un’importante funzione socializzante.
In queste rappresentazioni, nonostante lo stampo di carattere popolare, si fondono vari aspetti della tradizione letteraria colta; sia per la scelta dei soggetti che per le opzioni linguistiche e i suoi toni aulici. Le trame sono elaborate da autori appartenenti a questa realtà e a quello stesso ambiente contadino o popolare cui l’esecuzione è dedicata, ma talvolta le vicende sono composte da parroci o da persone colte che si trovano a contatto quotidiano con questo mondo.
Le trame traggono principalmente ispirazione dai poemi epici cavallereschi e dalle leggende medievali. «In particolare i poemi dell’Ariosto, del Boiardo, del Tasso, i romanzi dei Reali di Francia, fanno parte della cultura dei poeti montanari e hanno animato, specialmente negli anni passati, le letture collettive» [Cfr. Vezzani G. (a cura di), La tradizione del maggio: mostra documentaria, op.cit., pag. 57.]. Tutte le vicende, indipendentemente dall’origine a cui gli scrittori si rifanno, vengono rimodellate su fantasia dell’autore; egli grazie alle sue doti di immaginazione e creatività ripropone trame note modificate con insolite sfumature, interpretando, sulla base di conoscenze personali, motivi letterari; oppure egli presenta altri soggetti completamente frutto dell’inventiva.
L’intreccio drammatico si snoda solitamente partendo dalle contrapposizioni di fronti opposti, di due schieramenti, il bene e il male, che di volta in volta possono essere incarnati da personaggi diversi; ad esempio il bene può essere rappresentato dall’esercito cristiano, da una fanciulla di grandi virtù oppure da un uomo povero ma onesto. Allo stesso modo il male può essere simboleggiato dall’esercito degli “infedeli”, da un potente arrogante e crudele oppure da una donna “arpia”. Nel finale, nella maggior parte dei casi, sarà il bene ad avere il sopravvento sul male, simboleggiando il trionfo delle forze positive su quelle negative. La dualità da cui si snoda l’intreccio è quasi sempre presente e in ciò si può individuare l’origine e l’intersezione, già precedentemente avvalorate, del Maggio drammatico con la danza armata della Moresca. «La trama dei Maggi più fedeli al tipo arcaico è costituito da una lotta con le armi, tra due contendenti o tra due schiere opposte, lotta che si chiude con la vittoria di uno dei due antagonisti» [Cfr. Toschi P., Le origini del teatro italiano, op. cit., pag. 16].
Materiale tratto dalla tesi di laurea di Giordana Sassi: “Comunicare la tradizione:
la figura di Orlando e dei paladini carolingi nei Maggi drammatici dell’Appennino Tosco-Emiliano”; A.A. 2004/2005.
Pagina aggiornata il 04/03/2025